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Lo sport dovrebbe essere tenuto il più lontano possibile dalla politica. Una decisione razionale avrebbe potuto evitare una tale controversia.
Prosegue la telenovela tra Novak Djokovic e il governo australiano: al nove volte vincitore degli Australian Open è stato infatti nuovamente negato il visto dal ministro dell’immigrazione, che ha addotto ragioni di “salute e buon ordine” per motivare il provvedimento con cui, di fatto, il tennista veniva espulso dal Paese. I legali dell’atleta, convinto no-vax, hanno però impugnato l’atto dell’Esecutivo e chiesto un intervento della magistratura: il caso sarà discusso in tribunale stasera alle 23.30, con la decisione definitiva che dovrebbe poi arrivare nel corso della notte italiana.
Nell’attesa, Djokovic è tornato “rinchiuso” nel Park Hotel di Melbourne, ex struttura ricettiva situata nel centro della capitale dello Stato di Victoria, da anni utilizzata per ospitare rifugiati politici e richiedenti asilo. In caso di sentenza favorevole, il campione serbo scenderà in campo già lunedì per il primo turno dell’Open inaugurale della stagione tennistica, ma rischia l’espulsione dal Paese e l’interdizione all’ingresso in Australia
per tre anni (anche se la misura potrebbe essere in futuro revocata per consentirgli di prendere parte alle prossime edizioni degli Australian Open)